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Storia della diaconia e dell’assistenza sociale

04 ottobre 2022 MCLI Don Bosco

Secondo gli Atti degli Apostoli, già nella prima comunità di Gerusalemme vennero nominati sette Diaconi, con il compito specifico di prendersi cura dei poveri e dei bisognosi. Alla fine del periodo apostolico, la cura dei deboli era considerata una caratteristica delle comunità cristiane a tal punto da far guadagnare rispetto e credibilità anche nell'ambiente pagano. Così, come caratteristica della nuova religione dell'Amore, la diaconia favorì la rapida diffusione del cristianesimo durante il nel tempo delle persecuzioni.  La diaconia romana era organizzata presso ognuno dei sette quartieri ecclesiastici della Roma paleocristiana. Questa divisione seguiva perciò la struttura amministrativa della città. Il compito della diaconia era quello di prendersi cura dei poveri del rispettivo distretto. In ognuno di questi distretti, posti solitamente nelle immediate vicinanze di una chiesa romana, veniva eretto un edificio (diaconia) che serviva ad ospitare i poveri. Il capo di tale diaconia era chiamato diacono.  L'imperatore Costantino dotò poi nel IV.

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Secolo la Chiesa di fondi per il lavoro diaconale e le affidò compiti sociali. Il distretto fondato alle porte di Cesarea da Basilio il Grande, con la varietà di istituzioni per la cura dei poveri e la sua regola religiosa, pose le basi per i monasteri come centri di attività diaconale. In Occidente, la regola religiosa di Benedetto da Norcia insieme al comandamento di sostenere i malati e i viaggiatori divenne paradigmatica ed edificante. Nel Medioevo, periodo caratterizzato da un generale impoverimento di massa e da un aumento della mendicità, i monasteri rimasero i principali promotori della carità cristiana tanto che, con la riforma cluniacense, fu creata l’istituzione dell’infirmarius. Nel Medioevo nacquero poi altre istituzioni diaconali: gli ordini ospedalieri (Cavalieri di San Giovanni, Templari, Maltesi etc.) e le confraternite spirituali cittadine. La loro assistenza sociale si concretizzava nella cura dei malati e nel sostentamento degli anziani e dei poveri. Elisabetta di Turingia e Francesco d'Assisi, che incarnarono l'ideale del sacrificio e del dono di se’ ai sofferenti, sono le figure cardine di questo periodo storico.Il 17° secolo ha visto un aumento della povertà in tutta l’Europa, causata non solo da un cambiamento del clima – il calo della temperatura (tra 1 e 2 gradi) ha provocato carestie e malattie in ogni regione d’Europa – ma anche dalla guerra dei trent’anni. In questo clima sociale pieno di tensione emerge particolarmente la figura die San Vincenzo de Pauli. Insieme con Louise de Marillac e altri laici crea delle associazioni con il fine specifico di assistere i poveri combattendo la povertà. L’industrializzazione del 19° sec. e le convulsioni sociali che ne conseguono portano a un precariato di dimensioni globali. Come risposta della Chiesa, nascono in quell’era innumerevoli congregazioni caritative con le loro opere sociali (ospedali, case per anziani, ospizi, scuole). Negli ambiti parrocchiali sono i laici a fondare da associazioni (p.e. la Conferenza di San Vincenzo, l’Opera di Kolping, associazioni per ragazzi e ragazze) e delle istituzioni come la Caritas, le Cooperative, Banche, Casse malati, giornali etc.).

Col tempo molte di queste istituzioni sono state incorporate nei comuni civili o nelle organizzazioni nazionali. È rimasto però fin d’oggi e lo sarà anche per il futuro il compito diaconale della Chiesa di assistere concretamente e professionalmente ogni persona che bussa alla porta e che chiede un sostegno.