Le Beatitudini che trasformano
La festa di Tutti i Santi ci invita ad allargare il nostro sguardo non solo a quelli che sono stati dichiarati santi dalla Chiesa, ma anche a coloro che sono rimasti nell’anonimato.
Per quanto questa schiera di santi – più o meno conosciuti – sia diversificata, c’è qualcosa che li accomuna: sono stati uomini e donne che si sono lasciati trasformare dall’amore di Dio. La festa di tutti i santi festeggia questo mistero nel quale siamo coinvolti anche noi nel nostro cammino terreno.
Sì, perché la vera Santità non vuol dire essere perfetti e non fare mai degli sbagli, ma inizia con il lasciar entrare nei nostri cuori il SANTO, colui e solo colui che è in grado di risanare le nostre ferite, di colmare i vuoti interiori e di asciugare le lacrime. Questa tenera realtà vitale e divina che nella notte di Pasqua ha risuscitato Gesù e che noi abbiamo ricevuto con il battesimo è la forza che vuole trasformare, risanare e santificare la nostra vita.
La festa di oggi è la promessa che Dio vuole penetrare con il suo amore i nostri cuori, per fare di noi delle persone straordinarie; Dio si manifesterà a noi con una sorpresa stupefacente: ci svelerà come siamo nel più profondo del nostro essere. Già da ora sappiamo però che noi saremo simili a lui quando egli si sarà manifestato. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica quindi se stesso, come Egli è puro, ossia “santifica se stesso, come Egli è santo“. Se siamo onesti, dobbiamo però ammettere che non è facile lasciar entrare Gesù nei profondi e segreti angoli delle nostre anime, i luoghi delle nostre angosce e paure, delle nostre delusioni e ferite, dei nostri fallimenti e rifiuti. Sono luoghi dei quali ci vergogniamo, perché ci sembrano indegni da offrire a un Dio. Ma è proprio in questi vicoli e borghi nascosti che Gesù vuole portare la sua luce trasformante. Allora, come far entrare Gesù in queste realtà intime dell’anima? Penso sia possibile proprio vivendo le beatitudini di Gesù che conosciamo e che non a caso la liturgia ci annuncia:
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli, vuol dire scoprire che la propria povertà interiore non indica solo una mancanza, ma ci libera dagli attaccamenti e dalle cose che ci rendono schiavi di noi stessi.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati, ci fa sperimentare che Dio dona consolazione e coraggio proprio nei momenti nei quali sentiamo la tristezza per il peso della nostra mediocrità e caducità.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra: vivendo la mitezza oltrepassiamo i nostri limiti e scopriamo “terre sconosciute“ di umanità in noi e negli altri.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati ci fa sentire la fame dei giudizi che non condannano ma che giustificano dando dignità.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia: si, perché solo questa misericordia fa scogliere i nostri cuori agghiacciati e intimoriti
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio, significa asciarsi purificare gli occhi dell’anima per riscoprire le piccole bellezze non solo della natura ma anche nel prossimo e in noi stessi.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio, in quanto, aiutandoci a trovare la pace con noi stessi, il Signore ci rende abili a creare ponti di fiducia e fraternità nei nostri rapporti travagliati.
I Santi in cielo hanno sperimentato nella loro vita la verità che scaturisce da queste beatitudini. Sono perciò i Santi a incoraggiarci questa sera a credere in questa forza trasformatrice che ci fa essere figli e figlie di un Dio che ci vede già qui su questa terra santi, cioè belli, e con il potenziale di diventare così come siamo stati creati dai sogni di Dio.
È una santità del quotidiano che non fa rumore e che Papa Francesco ha evocato nell’esortazione Gaudete et exsultate con queste parole:
Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio.